Instaurare una risonanza positiva significa creare le condizioni preliminari per rendere efficace qualsiasi intervento formativo. Se all’interno di un gruppo o di una classe c’è chi avverte un senso di inadeguatezza o frustrazione nei confronti di un argomento o del docente stesso questo si tradurrà in una sorta di disaffezione generalizzata che farà percepire maggiormente […]
Instaurare una risonanza positiva significa creare le condizioni preliminari per rendere efficace qualsiasi intervento formativo. Se all’interno di un gruppo o di una classe c’è chi avverte un senso di inadeguatezza o frustrazione nei confronti di un argomento o del docente stesso questo si tradurrà in una sorta di disaffezione generalizzata che farà percepire maggiormente le difficoltà, creando il più delle volte un malcontento che rischia di contagiare parte del gruppo.
Un gruppo è un piccolo eco-sistema fatto di dinamiche complesse, per agire sul gruppo creando una risonanza positiva è necessario lavorare sin da subito sull’individuo.
Negli ultimi anni ho elaborato una tecnica in grado di creare un setting positivo all’interno della classe : La tecnica del minimo sforzo.
La tecnica del minimo sforzo funziona in questo modo :
1. Setting preliminare
Ci si prepara una lezione davvero semplice e si trova il modo di dedicare 1 o 2 ore per spiegare un argomento che normalmente un comune formatore spiegherebbe in 10 minuti.
La spiegazione non deve per niente essere ripetitiva, bensì deve fare uso di metafore ( al fine di spiegare l’argomento in modi diversi e nascondere che si sta continuamente ripetendo gli stessi concetti ) , digressioni nelle quali coinvolgere lo studente in piccoli teatrini cominci, disegni e schemi alla lavagna attraverso i quali creare nuove rappresentazioni dello stesso concetto.
Il fatto di spiegare una cosa semplice in così tanto tempo mette il formatore in una condizione di basso impegno mentale e gli permette sin da subito di dedicare le proprie energie ad osservare le dinamiche della classe, mettere a fuoco determinati elementi più problematici che mascherano il loro senso di frustrazione con un’atteggiamento di malcontento e noia.
Inoltre l’insegnante ha tempo per rendere più leggera, curiosa e partecipativa la lezione, curando l’estetica della spiegazione ed esplorando con semplici domande l’effettivo livello di apprendimento, così da tarare i successivi interventi formativi.
2. Gioco ed ancore verbali
Il setting preliminare mette i ragazzi in una condizione di assoluto interesse partecipativo, in quanto stanno sentendo un argomento nuovo e lo stanno capendo pienamente. Questa riduzione del senso di frustrazione porta la classe ad essere maggiormente produttiva e ridurre notevolmente il fattore critico.
Agganciata la classe l’intento del docente deve essere quello di creare una serie di parole, atteggiamenti e schemi rituali che riportano i ragazzi all’interno di questa dinamica, lavorando su svariati livelli e creando una dialettica condivisa. Un esempio potrebbe essere quello di chiamare un ragazzo con un particolare diminutivo, spostarsi sempre davanti ad un banco e continuare a fare domande alla stessa persona, compiere azioni paradossali come scrivere con il pennarello su una porta, usare metafore colorite che possano fare parte della cultura popolare ecc…
3. Interrogazione
Con il gioco si alleggerisce maggiormente la lezione e si iniettano alcuni elementi strategici per le lezioni successive. Prima di concludere la lezione però è necessario interrogare uno fra gli elementi della classe che si supponga avverta maggiormente le difficoltà o sia in qualche modo scoraggiato nei confronti della scuola. Lo scopo è quello di mettere in scena una interrogazione a “salve” la quale sortirà sicuramente un esito positivo, trattandosi di un argomento semplice e che tutti hanno capito. Nel 99% per cento dei casi l’interrogato si sentirà motivato a spiegare ciò che ha compreso, userà frasi e schemi rituali introdotti dall’insegnante e sortirà un certo stupore da parte della classe che vedrà per la prima volta il loro compagno pienamente preparato. L’insegnante si complimenterà ( lodando ma non troppo lo studente ) dandogli un voto positivo.
In una lezione come questa l’insegnante ha in tutto per tutto messo in scena un artifizio, ha creato una bolla fantastica (all’interno di una situazione controllata e già pianificata) nella quale tutto funziona al meglio, così bene che anche l’elemento più difficile della classe è motivato diventando di esempio per altri ragazzi in una situazione simile alla sua.
Si tratta in tutto e per tutto di una bugia che funziona, una parentesi preliminare che crea una illusione di positività all’interno della classe favorendo l’innescarsi di una “risonanza positiva”.
L’utilizzo della tecnica del minimo sforzo ha anche alcune controindicazioni che vanno gestite :
Lo studente interrogato il più delle volte diventerà pro-attivo e ricettivo nei confronti della lezioni, elaborando in maniera differente le oggettive difficoltà che inevitabilmente si troverà ad incontrare nuovamente all’interno del percorso formativo.