Una canzone nata nel 2012 che parla di realtà e finzione. L’amore visto tra due prospettive differenti, da una parte una ragazza capace di sedurre e incantare con quella leggerezza tipica della giovinezza e dall’altra parte un uomo affascinato più dalla possibilità di un amore che dalla sua realizzazione. Una ballata ambigua che svela nel […]
Una canzone nata nel 2012 che parla di realtà e finzione. L’amore visto tra due prospettive differenti, da una parte una ragazza capace di sedurre e incantare con quella leggerezza tipica della giovinezza e dall’altra parte un uomo affascinato più dalla possibilità di un amore che dalla sua realizzazione.
Una ballata ambigua che svela nel suo finale paradossale una amara realtà – tipica di tutti quegli amori che rimangono sospesi in un mare di contraddizioni e desideri mai svelati.
Quanti anni avevi, io non ricordo più,
so che eri bella e acuta in gioventù,
so che facevi di tutto per piacere,
che mi scrivevi dolcissime parole.
Erano i giorni prima dell’autunno,
le ultime sere della giovinezza,
quando talvolta, ardente mi scrivevi,
e mi inebriavi con i tuoi pensieri.
Era bellissimo, lasciarsi imprigionare
in quella trappola di gesti di e di parole,
sapevi tutto, sapevi provocare,
ogni tuo gesto, per me era allusione.
Sapessi quanto, per anni ti ho sognata,
e nei miei sogni tu eri innamorata,
poi l’ho saputo che allora, che in quei giorni,
un altro uomo riempiva le tue notti.
Eri una bimba, eppure eri già donna,
nella finzione tu mi hai saputo amare,
avevi addosso ancora il suo sapore,
quando dolcissima aprivi a me il tuo cuore.
Eppure a volte, ti incontro per la strada,
e sembri ancora ciò che non sei stata,
quella ragazza, dolce e innamorata,
che aspettava d’essere baciata.
