L’unico ruolo di un insegnante è quello di produrre un cambiamento positivo nel “presente” dei suoi studenti. Più il cambiamento diventa stabile più potrà dare vita nel futuro ad effetti dominio in grado di aiutare la persona ad accedere a risorse innate che in realtà sono già presenti in lui. In quest’ottica probabilmente la parola […]
L’unico ruolo di un insegnante è quello di produrre un cambiamento positivo nel “presente” dei suoi studenti. Più il cambiamento diventa stabile più potrà dare vita nel futuro ad effetti dominio in grado di aiutare la persona ad accedere a risorse innate che in realtà sono già presenti in lui.
In quest’ottica probabilmente la parola cambiamento rischia di diventare presuntuosa in quanto non è possibile stabilire quale sia la condizione ideale alla quale proiettare una persona (soprattutto se adolescente) e in secondo luogo poiché una persona è sempre in divenire e perciò non esiste un cambiamento positivo in senso assoluto.
Alla luce di questo potremmo dire che il cambiamento prodotto da un formatore assume un significato del tutto diverso in quanto dovrebbe:
Come sottolineato nell’articolo sul comportamento emergente esistono due tipi di cambiamento, quello che avviene all’interno della relazione (sistema emergente) e quello che persiste anche al di fuori del contesto formativo. Potremmo perciò chiamare questi due livelli: cambiamento di primo grado e cambiamento di secondo grado.
Per ottenere un cambiamento di secondo grado (ovvero che resiste anche al di fuori del contesto scolastico) occorre, come prima cosa, produrre un cambiamento di primo grado.
Il cambiamento di primo grado è in assoluto quello più facile da ottenere in quanto, agendo all’interno del sistema emergente, riguarda il gruppo e può essere messo in atto facilmente in un comune contesto d’aula in cui la comunicazione avviene in forma uno a molti. Nei prossimi articoli andremo ad analizzare alcune strategie – sperimentate e affinate negli anni – utili a produrre un cambiamento di primo grado all’interno di una classe.
Un cambiamento di secondo grado – invece – necessità il più delle volte di interventi “individuali” in questo caso la difficoltà più grande consiste nell’ideare una comunicazione che possa interessare tutti gli elementi di una classe ma che parli al singolo a cui si indirizza quello specifico intervento.
Il cambiamento di secondo grado può essere solo innescato e potrebbe maturare negli anni successivi alla scuola portando a conseguenze più o meno positive. Come detto prima infatti si parla di fornire strumenti e instillare nel soggetto la voglia di fare un primo passo per spezzare alcuni equilibri disfunzionali. Il motivo di questo consiste nel fatto che quando ci sono di mezzo condizioni familiari delicate o problemi ben più gravi (che un formatore non è in grado di gestire), si possono creare situazioni nella quali il sistema che circonda il ragazzo “resista al cambiamento” e faccia di tutto per ripristinare vecchi equilibri che un insegnante non può spezzare o decidere arbitrariamente se definirli funzionali o meno.
Per questo motivo all’inizio si parlava di “benessere nel presente”. Nel momento in cui il formatore trova il modo per far stare il meglio possibile un ragazzo gran parte del lavoro è stato fatto. Successivamente sarà la persona stessa che, dotata di nuovi strumenti, deciderà o meno (nei mesi o negli anni a venire) di fare in modo di ottenere quella situazione di benessere raggiunta a scuola anche nella sua vita.
In sintesi, potremmo dire che il tutto si riduce nell’insegnare nozioni e competenze abilitanti, in grado di risuonare nella testa del ragazzo e contemporaneamente aiutarlo a stare bene a scuola attraverso una situazione funzionale nella quale si senta compreso e capace di esprimersi al meglio.
Daniele de Marchi