Il meglio di quegli anni non era che la nostra giovinezza

Agosto 6, 2018

Uscivamo alle nove di sera, in quelle sere d’estate, addosso avevamo la voglia di vivere e nella mente un sacco di idee, canzoni e progetti. C’era chi stava imparando a suonare la chitarra ed aveva già per la testa l’idea di mettere in piedi un gruppo musicale, chi iniziava a maturare un pensiero politico e […]

Uscivamo alle nove di sera, in quelle sere d’estate, addosso avevamo la voglia di vivere e nella mente un sacco di idee, canzoni e progetti. C’era chi stava imparando a suonare la chitarra ed aveva già per la testa l’idea di mettere in piedi un gruppo musicale, chi iniziava a maturare un pensiero politico e voleva cambiare il mondo, chi sognava di scapare all’estero e chi era sempre a caccia di emozioni – in genere avevamo tutti, più o meno quell’età in bilico fra lo sbando e la normalità.

Eravamo giovani, ed avevamo tutte le strade aperte e tanta voglia di sbagliare. Eravamo il nuovo che avanzava in un mondo ancora tutto da scoprire. L’infanzia coi suoi giochi era da poco passata, tante cose di essa erano ancora vive, molti di noi abitavano ancora in famiglia e le nostre giornate erano infarcite di musica, film, serial televisivi, libri, fumetti e racconti di esperienze vissute fra di noi, che per quanto banali, sembravano degne di essere ricordate.

Eravamo davvero goffi e gli adulti ci sembravano vecchi e lontani dal nostro modo di vedere le cose, ogni giornata era un nuovo foglio tutto da scrivere nell’album della nostra giovinezza. Non avevamo programmi, orari o progetti – bastava sentirsi al telefono e partire – il tempo passava molto più lento e c’era sempre qualcosa di significativo da ricordare. Anche le emozioni avevano tutte un’altra intensità, le vivevamo in maniera eccessiva e tante cose che per gli adulti erano inezie per noi erano di vitale importanza.

Poi qualcosa successe, alcuni di noi si innamorarono, altri trovarono un posto fisso, altri semplicemente sparirono dalla circolazione. Alle nove di sera c’erano altri giovani che riempivano le piazze con il cuore in gola e l’animo in subbuglio.

E poi?

Poi sono arrivate cose più concrete e vere soddisfazioni, ci siamo sentiti forti nel prendere scelte mature come facevano i grandi, abbiamo messo su famiglia, figli, case, lavoro e poi senza accorgercene abbiamo smesso di sentirci adulti… perché lo eravamo diventati.

Alle spalle non avevamo più l’infanzia ma la nostra giovinezza, ci vedevamo fra di noi con l’illusione di essere gli stessi e trovavamo conforto nel vedere che il tempo non ci aveva troppo cambiati – eppure dentro di noi qualcosa era cambiato.

Le nostre passioni di un tempo erano ancora li, sopite in qualche angolo della nostra mente finché non abbiamo deciso di spolverarle convinti di ritrovare con esse la nostra giovinezza, eppure anche loro si erano perfezionate nel tempo, avevano perso quella spontaneità priva di ricerca e di intenzione.

Ci siamo ricomprati un disco, un vestito, un libro che avevamo allora, sperando che in quell’oggetto fosse racchiuso il tempo perduto, abbiamo invitato gente a cena senza accorgerci che parlavamo soltanto di forma perché i contenuti delle nostre emozioni giacevano sopiti in una sera d’estate di tanti anni prima, abbiamo cercato di trasgredire, illudendoci che in quella trasgressione fosse racchiuso il segreto per portare in vita quella spensieratezza che avevamo addosso tanto tempo prima.

Poi un giorno ci siamo accorti – infondo – che non c’era niente di speciale in quello che facevamo un tempo, eccetto che la nostra giovinezza.

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    Esperto di comunicazione interdisciplinare.

    Consulente con oltre 20 anni di esperienza in ambiti manageriali, comportamentali e di vendita. Digital Marketing Strategist nell’ambito della ideazione, coordinamento e realizzazione di progetti di Marketing Digitale.